Dalla Grande guerra ai paesaggi agresti: Achille Beltrame e i calendari dell’Anonima Grandine

11 Gennaio 2024

Raffinato indagatore delle umane gesta, elegante ritrattista dei misfatti bellici di primo e metà Novecento, Achille Beltrame (Arzignano di Vicenza 1871 - Milano 1945) seppe tradurre la storia del costume e della società italiana in un linguaggio fervido ma asciutto, vero ma senza scemare in uno scabroso realismo, rendendo così edotto e aggiornato il grande pubblico degli eventi nazionali e internazionali.

Pur essendo un fine interprete del reale, Beltrame, tuttavia, non si mosse mai da Milano dove si era trasferito nel 1886 per frequentare i corsi dell’Accademia di Belle Arti di Brera e dove inizialmente si distinse soprattutto come pittore di pannelli murali e quadri di carattere storico e sacro.

Il nome e la fama dell’artista arzignanese rimangono legati, fondamentalmente, alla sua lunga attività di illustratore per il popolare settimanale «La Domenica del Corriere» a partire dal 1899.

Grande comunicatore, uno storyteller ante litteram, eseguiva i suoi lavori basandosi sulla descrizione dei cronisti e avvalendosi di un personale archivio fotografico.

Si dedicò anche all’attività di cartellonista e grafico pubblicitario, collaborando, dai primi del Novecento, con importanti stabilimenti grafici come Alfieri e Lacroix, Modiano e soprattutto le Officine Grafiche Ricordi: le sue creazioni più note sono quelle per la ditta Mele di Napoli.

Tra la Grande Guerra e i primi anni quaranta del XX secolo, gli furono affidati quasi tutti gli almanacchi, ovvero calendari illustrati, dell’Anonima Grandine, società creata da Generali nel 1890. Un settore, quello grandine, in fervente ascesa sul quale la Compagnia investì fin dal 1836, quando nacque la prima polizza italiana contro i danni della grandine, grazie all’acume dell’allora segretario generale Masino Levi.

Importante per la classificazione delle opere grafico-pittoriche di Beltrame, compresi i bozzetti per i calendari dell’Anonima Grandine, è il quaderno autografo nel quale l’artista annotava anno per anno i lavori eseguiti mensilmente, i titoli, i committenti e il compenso richiesto, ora trascritto e riprodotto in Franco Barbieri, Annalisa Cera (a cura di), Achille Beltrame (1871-1945). La sapienza del comunicare: illustrare con la pittura, Milano Electa, 1996. Da esso si può ricavare un elenco di 16 opere servite da “bozzetti” per altrettanti almanacchi commissionati dall’Anonima Grandine.

I lavori sono identificati come “bozza” o “quadro”, solo titolo e in alcuni casi tecnica pittorica, mai definiti “almanacchi” e collegabili per data, committente (l’Anonima Grandine appunto) e in diversi casi per soggetto agli olii e acquarelli, e ad alcuni relativi calendari facenti parte dell’Heritage di Generali.

Nel patrimonio artistico Generali si conservano i quadri relativi ai calendari per gli anni 1916-1920 (4 esemplari su 5 identificati, realizzati a olio su tela, fatta eccezione per quello del 1916 del quale si conserva l’almanacco corrispondente) e i quadri relativi ai calendari per gli anni 1922-1923, 1925-1929, 1931-1932, 1941-1942 (9 pezzi su 11 identificati tutti a olio su tela fatta eccezione per quello del 1942: essendo privo dell’indicazione del titolo/soggetto non è stato possibile identificarlo) e l’almanacco per il 1929.

Nei dipinti della prima serie predominano i riferimenti alla guerra, stemperati nell’atmosfera tranquilla e idilliaca di borghi e aie contadine; mentre la sua seconda serie è dedicata esclusivamente all’ambiente campagnolo e alle varie attività agricole.

Secondo la cronologia del quadernetto autografo di Beltrame, i quadri sono stati tutti realizzati nell’anno precedente a quello di edizione del relativo calendario, e almeno la prima serie, tutti per i tipi della Modiano.

Fotoreporter dei sentimenti, ritrattista del verosimile, Beltrame seppe dosare immaginazione e rigore narrativo anche nei lavori realizzati per l’Anonima Grandine, traducendoli in un linguaggio chiaro, pulito e soprattutto omnicomprensivo «reso ancor più immediato ed efficace dalla sapiente adozione di una serie di convenzioni iconografiche atte a evidenziarne e amplificarne il racconto», riassumendo in un «unico fotogramma» tutta una serie di sentimenti e gestualità che concorrono a descrivere un evento, come scritto da Paola Pallottino in Achille Beltrame (1871-1945), cit., p. 25.

Rispettoso della sensibilità del pubblico, Achille Beltrame descrisse «una quotidianità affettuosa anche se non mai spicciola e meschina», citando Rossana Bossaglia, in Achille Beltrame (1871-1945), cit., p. 11, lasciando il segno anche nella cartellonistica e nella piccola pubblicità della Compagnia, che si avvalse delle sue opere in tempi successivi, e svincolati della committenza dell’almanacco, per rinnovare l’immagine di una Società che con fare materno e rasserenante si prende cura dei suoi assicurati. Un esempio, la figura femminile protagonista del quadro La raccolta dell’uva (meglio conosciuta come “la vendemmiatrice”) realizzato nel 1923 e ripreso nella copertina del volumetto «Note per l’agricoltore. Viticoltura, Enologia, Canapicultura e Notizie tributarie» della serie «Note per l’Agricoltore», ricco di notizie e consigli pratici a uso degli agricoltori edito nel 1952 e nel manifesto che pubblicizza la polizza grandine del 1992 sempre a cura di Generali.

Per approfondimenti: Generali. Circolo aziendale (a cura di), L'immagine: il Gruppo Generali e l'arte della "réclame", Trieste, Generali. Circolo aziendale, 2010.