Lo stile della comunicazione commerciale fin de siècle può forse far sorridere oggi, ma rivela un’acuta conoscenza dell’animo umano e un’immediatezza schietta, che poco hanno da invidiare all’interazione multimediale dei nostri giorni.
Quando anche Generali iniziò a fare uso della réclame – come tutte le grandi imprese tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento – sviluppò una grande varietà di materiali promozionali, tra cui cartoline, opuscoli, dépliant e volumetti (racconti, agendine…), per illustrare la propria attività e gamma di prodotti assicurativi. Col tempo, dalla “piccola pubblicità d’impresa” (ben descritta da Pietro Egidi nel suo saggio dal titolo La “piccola” comunicazione d’impresa. Opuscoli, volumetti, dépliant dall’Archivio Storico (1883-1973), pubblicato in Generali nella Storia. Racconti d’Archivio. Ottocento ) si arrivò alle testate giornalistiche, passando anche per i diorami e i teatrini meccanici – innovative miniature in 3D, con o senza animazione e illuminazione – di cui Generali fece uso negli anni tra il 1930 e il 1940 e che testimoniano una fase evolutiva intermedia della comunicazione di prodotto prima degli spot cinematografici e televisivi.
Tra le scelte più originali di comunicazione verso l’esterno, ci fu quella di presentare i risultati del ramo vita all’Esposizione Internazionale di Barcellona nel 1929: un plastico, ovverosia un grafico “in 3D” che illustrava quasi un secolo di sviluppo della Compagnia.
L’andamento dell’attività nel tempo venne rappresentato attraverso delle bamboline in ceramica prodotte dalla rinomata fabbrica torinese Lenci (acronimo per “Ludus Est Nobis Constanter Industria”). Le bamboline erano in tutto diciotto, di dimensione crescente e poste ognuna su un piedistallo proporzionato recante l’indicazione di un periodo di riferimento, solitamente quinquennale (ma in qualche caso anche superiore). Per enfatizzare ulteriormente il legame col periodo rappresentato e rendere la rappresentazione ancora più accattivante, ogni bambolina era inoltre vestita secondo la moda del periodo rappresentato.
Le vezzose bamboline sono sopravvissute solo in fotografia. Una delle riproduzioni è quella de “Il Gazzettino illustrato”, inserto settimanale che accompagnò lo storico e tuttora esistente quotidiano delle Tre Venezie “Il Gazzettino” dal 1921 al 1941. Nel 1929, infatti, la Direzione Veneta comunicò attraverso un’apposita circolare diretta alle proprie agenzie principali che il periodico avrebbe loro inviato di lì a poco alcuni esemplari del numero 27 del 7 luglio. All’interno del settimanale erano stati riprodotti fotograficamente in un’unica pagina tutti “i plastici, i bozzetti ed i quadri grafici” presentati da Generali quell’anno all’Expo di Barcellona per fare pubblicità alla propria attività (gli stessi disegni e statistiche erano stati presentati anche in un opuscolo edito da Generali in lingua spagnola e firmato da C. Rosmann). La circolare invitava a dare visibilità alla pagina del giornale, esponendola nelle proprie sedi. La comunicazione visiva era ritenuta molto più efficace degli annuali bilanci a stampa per esporre al pubblico “l’imponente entità del patrimonio immobiliare della Compagnia, il formidabile sviluppo delle sue operazioni in tutti i rami e gli ingenti danni da essa pagati”. L’intero plastico fu riprodotto anche in un manifesto cartonato di piccolo formato (tuttora conservato presso l’Archivio Storico) e le bamboline vennero esposte anche all’interno del padiglione di Generali alla fiera internazionale di Budapest del 1934, come testimoniato da alcune fotografie.