Saggio consiglio per tutti: Assicuratevi!
19 Aprile 2019
Identità, storia, visione, forza comunicativa dell’espressione estetica e del prodotto: le immagini diventano simbolo e logo, rappresentazione efficace e riconoscibile da parte di tutte le comunità dove l’azienda opera. Il cartellone e il manifesto incarnano il primo strumento di promozione pubblicitaria, perché riescono ad evocare, insieme alla bellezza delle immagini, non solo l’interesse per il prodotto ma anche l’interesse collettivo, l’intento sociale e valoriale che una compagnia di assicurazione porta avanti: proteggere la vita delle persone.
La prima immagine simbolo dell’INA è stata quella del seminatore, perché sintetizza i temi legati alla terra in un mondo perlopiù rurale, ai primi del Novecento, e i valori trasmessi si riferiscono alla previdenza, alla famiglia, al risparmio, al futuro e all’istruzione dei figli, alla vecchiaia serena. Le immagini ricorrenti sono l’aratro, la bussola, il timone, il salvadanaio, la clessidra e la cornucopia. Poi, con la guerra, i simboli esaltano l’identità nazionale: il soldato, la bandiera, Dante Alighieri.
Gli artisti che disegnano i manifesti sono anche pittori di paesaggio e ritrattisti, formati nelle accademie. Accanto a nomi noti come Tito Corbella, Plinio Codognato, Adolfo Busi, Andrea Petroni, Gorgone Tanozzi, Severo Pozzati, Marcello Dudovich, Leopoldo Metlicovitz, Gino Boccasile, Angelo Mercuri e Vito Maffi, negli anni cinquanta per l’INA lavorano anche due grafici interni dell’ufficio pubblicità: Eugenio Bardzki e Italo Bergomas. Proprio in quegli anni, dopo la grande crisi post-bellica, nonostante il grande depauperamento nel portafoglio premi, l’Istituto reagisce con lungimiranza cercando di riavvicinare i cittadini al risparmio assicurativo.
Ecco allora il messaggio universale, perché rivolto a tutte le persone in ogni parte del mondo, del manifesto del 1954:
“Assicuratevi! Tutte le lingue della Terra ve lo consigliano”.
La parola “assicuratevi” viene ripetuta, traducendola, in moltissime lingue. Il direttore generale ne raccomandava la massima diffusione in tutte le agenzie generali e negli ispettorati.