Si fa tanto oggigiorno parlare di bigdata come se fosse la felice intuizione del nostro secolo, ma si sa che la raccolta di grande quantità dati, abbinata ad arcane – per i più – formule matematiche, sta alla base della scienza attuariale. Il settore assicurativo da sempre si avvale di questa disciplina scientifica per immaginare il futuro, ma calcolandolo in modo rigoroso, cercando di ovviare così alla massima di Benjamin Franklin: ‹‹di sicuro ci sono solo la morte e le tasse››.
Tecnologie e metodi analitici specifici aiutano la gestione di tale mole di dati al fine di estrarre valori per supportare differenti tipi di analisi: ma i nostri avi, in taluni casi, hanno dovuto ricorrere a metodi più “pratici”, come nel settore grandine. Attivo dal 1836 su proposta del segretario generale Masino Levi, nel 1890 fu affidato a due società figlie: una con sede a Milano, l’Anonima Grandine, attiva sul territorio italiano, e una a Budapest operante nei domini della Monarchia austro-ungarica. Si giunse a tale soluzione in quanto la compagnia poteva contare oramai su ‹‹materiale statistico prezioso›› e su una ‹‹rete di Agenti già da lunga mano abituati all’esercizio del ramo›› tanto da affidare l’attività a compagnie istituite ad hoc.
Per quanto concerne il territorio italiano gli agenti avevano il compito di raccogliere i dati relativi all’incidenza dei fenomeni temporaleschi tramite apposite schede-cartoline. Queste dovevano essere debitamente compilate, annotando le caratteristiche di ogni singolo temporale o meglio i suoi effetti (frequenza/intensità/tipologia dei fulmini, dei tuoni e della grandinata, nonché la direzione dei venti), e spedite alla Direzione veneta e successivamente inviate all’Ufficio centrale di meteorologia di Roma, con il quale la compagnia collaborava dal 1881.
Questo materiale, oltre ad avere evidente utilità pratica, veniva utilizzato per la realizzazione di diagrammi e cartogrammi posti poi a corredo delle Memorie, pubblicazioni di pregio realizzate per le grandi esposizioni universali, in cui statistiche, dati tecnici e complesse ricerche di scienza assicurativa erano rappresentate in tavole colorate.
Per esempio, nella ‹‹Carta dimostrante le grandini dell’anno 1880››, a dotazione della pubblicazione realizzata per l’Esposizione industriale italiana di Milano del 1881 (la prima a cui le Generali presero parte), i diversi colori indicano la prevalenza del prodotto assicurato in ogni provincia. I mandamenti colpiti dalla grandine sono rappresentati da superfici circolari più o meno ampie a seconda del numero delle grandinate e della superficie alla quale queste si riferiscono: ogni circolo ha un solo colore, diverso secondo il mese nel quale il mandamento, cui il circolo corrisponde, ha registrato le grandini in quantità e intensità maggiore, mentre i numeri posti fuori dai circoli indicano il numero totale delle grandini che hanno interessato il mandamento durante l’annata. In particolare si evidenzia la maggiore incidenza fenomenologica principalmente nel territorio del bacino del Po e la concentrazione nelle giornate del 29 maggio e del 24 giugno: di ogni fenomeno è tracciato il percorso lungo i centri colpiti.
Un lavoro di raccolta dati fatto “sui campi” servito non solo a rendere il settore grandine meno ‹‹indisciplinato e indisciplinabile›› per le compagnie che lo praticavano, ma che fece anche progredire lo studio dei fenomeni atmosferici… in tempo reale!
Maggiori informazioni in S. STENER, Indisciplinato e indisciplinabile. L’evoluzione del settore grandine: da ramo a compagnia, in Generali nella Storia. Racconti d’Archivio. Ottocento, Venezia, Marsilio, 2016, pp. 132-137.