Le targhe ceramiche INA Casa: un patrimonio diffuso tra architettura, arte e sociale
01 Novembre 2019
Gatti, uccellini nel loro nido, scoiattoli, momenti di vita familiare e oggetti casalinghi della vita quotidiana, cibo, parti dell’edificio stesso e talvolta semplici sfondi monocromatici, astratti e geometrici, tutti con la scritta «INA Casa» sul fondo, per esteso o in forma di monogramma. Superfici lisce, con contorni o dettagli incisi o in rilievo, bassorilievi, smaltate in policromia o in bicromia, con toni decisi o tenui. Alla mattonella cementata alla parete (di media o piccola dimensione, da porre in opera sulle testate degli edifici e nei punti più in vista o sui portoni d’ingresso ai vani scala) veniva riconosciuta una preziosità simbolica, quella che materialmente era la preziosità della casa popolare INA come luogo felice e “nido” per la propria famiglia.
Le formelle ceramiche rappresentano una traccia particolare del Neorealismo architettonico italiano, cui si ispirò l’edificazione degli alloggi del Piano INA Casa (1949-1963), un intervento di edilizia popolare sovvenzionata concepito per far fronte alla povertà socio-abitativa del nostro Paese, ben rappresentata nel filmato Case per il popolo (1953) del regista Damiano Damiani, e in cui venne decisamente superato l’approccio razionalista a materiali, tecniche e particolari architettonici, per dare spazio a una nuova sensibilità sociale e psicologica di analisi degli spazi edificati e da edificare che potesse soddisfare i bisogni di qualità urbana e relazioni umane degli anni della Ricostruzione.
La realizzazione del Piano vide la partecipazione di politici, enti pubblici, aziende, cooperative, consorzi, società, professionisti, architetti ma anche artisti: nel 1952 la Gestione INA Casa (ente dotato di personalità giuridica autonoma istituito in seno all’INA, con competenze operative per il Piano (gare di appalto, approvazione dei progetti, collaudi finali) bandì un concorso nazionale per una targa distintiva, in ceramica monocroma o policroma, da applicare sulle nuove dimore destinate ai lavoratori.
A far parte della commissione giudicatrice venne designato anche un rappresentante dell’Accademia Nazionale di San Luca, istituzione che fin dalle sue origini nel 1478 ha avuto lo scopo di impartire l’insegnamento artistico a giovani italiani e stranieri desiderosi di perfezionarsi a Roma nelle arti. Tra gli artefici figurano nomi famosi come Alberto Burri, Piero Dorazio, Pietro Cascella, Pietro De Laurentiis, Guerrino Tramonti, Irene Kowaliska.
Al momento non sono disponibili un censimento o una mappatura sul territorio italiano delle formelle INA Casa, che devono essere moltissime per numero e tipologia (circa 40mila targhe complessive realizzate per 360mila alloggi, per non meno di cento tipi, senza considerare le varianti, secondo alcuni studi, come quello di Luca Rocchi Le targhe INA-Casa. Quattordici anni di arte ceramica per l’architettura della ricostruzione post-bellica, in Atti 46. convegno internazionale della ceramica: Ceramica e architettura, Savona, 24-25 maggio 2013, Centro ligure per la storia della ceramica, Albisola, 2014, pp.285-295), ma il fondo INA Casa dell’Archivio Storico INA Assitalia potrà certamente essere un solido punto di riferimento per avviare un progetto di mappatura di questo patrimonio “diffuso”, permettendo con la sua ricca documentazione tecnico-progettuale di identificare con precisione aree ed edifici nei quali andare alla ricerca di targhe perdute e dimenticate.