La seconda guerra mondiale vista dal ponte di una nave

10 Maggio 2019

Approfondimenti Archivio Storico Generali

Nel corso del secondo conflitto mondiale la garanzia contro il “rischio guerra” divenne un’emergenza evidente, soprattutto nell’ambito del ramo trasporti, in particolar modo marittimi. Nell’Archivio Storico le pratiche relative ai “danni corpi”, ovvero la copertura di grandi imbarcazioni assicurate dalle Generali, riportano alla luce episodi notevoli e tragici allo stesso tempo. Le descrizioni dei sinistri, i resoconti contenuti nei giornali nautici, le perizie (che conservano le prime testimonianze dell’uso della fotografia per la stima dei danni) permettono di ripercorrere alcuni eventi che toccarono la marina mercantile italiana nel corso della guerra.

Le prime vittime si contarono già nel 1939 nel Mare del Nord, area densamente minata e soggetta alle incursioni aeree dell’aviazione tedesca. L’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940 ebbe come conseguenza la catastrofica perdita di quasi un terzo della flotta civile a causa dei sequestri e degli autoaffondamenti nei porti ormai divenuti nemici. Nel porto spagnolo di Algeciras presso Gibilterra, ad esempio, venne autoaffondata la motocisterna Olterra, in seguito riportata a galla. Quello che non emerge, né sarebbe potuto emergere, dalla pratica relativa al danno, è che la nave venne usata in segreto tra il 1942 e il 1943 dalla Regia Marina per incursioni contro la base inglese tramite i siluri a lenta corsa, i meglio noti “maiali”.

Alcune navi, soprattutto del Lloyd Triestino, che manteneva diverse rotte con l’Oriente, per evitare la cattura rimasero intrappolate nel Mar Rosso e lì restarono fino alla caduta delle colonie nell’Africa Orientale nel 1941.

Fra la marina italiana e quella britannica venne combattuta nel Mediterraneo la cosiddetta “guerra dei convogli”, per garantire e contrastare reciprocamente il trasporto di truppe e materiali, in particolare verso il fronte balcanico e quello africano. Molto numerose sono le testimonianze di siluramenti e bombardamenti aerei, subiti durante tutti gli anni del conflitto nei porti italiani e libici, o gli incidenti per collisione fra navi della stessa nazionalità a causa dell’oscuramento.

Dopo l’8 settembre 1943 furono gli ex alleati tedeschi e giapponesi ad attuare sequestri del naviglio: su diversi fascicoli in Archivio si legge che la nave era “passata manu militari alle autorità germaniche”.

Danneggiamenti alla flotta civile si registrarono fino agli ultimi giorni di guerra nel 1945, con scontri fra tedeschi e partigiani, ma anche negli anni successivi si verificarono danni, soprattutto a pescherecci, a causa di aree minate ancora da bonificare.

Per approfondimenti: M. MARIZZA, Cronache di guerra. Storie del secondo conflitto mondiale attraverso i “rischi guerra”, in Generali nella Storia. Racconti d’Archivio. Novecento, Venezia, Marsilio, 2016, pp. 196-203.