Fatta l’Italia… bisogna fare la rete agenziale italiana
30 Novembre 2018
«Per mantenere in tal modo alla Compagnia una fisionomia Italiana e renderla così più simpatica in Italia», così il segretario della Direzione di Venezia Daniele Francesconi motiva in parte la sua proposta per una nuova organizzazione della rete agenziale nella penisola, alle soglie della proclamazione del Regno d’Italia. Politicamente attivo nel perorare la causa dell’indipendenza nazionale dal dominio straniero, tanto da costargli un decreto di bando e l’incarcerazione da parte degli austriaci, e conscio della volontà dell’azionariato italiano (preponderante) favorevole a una maggiore autonomia operativa da parte della Direzione veneta dalla centrale di Trieste, Francesconi nel dicembre 1860 redige il progetto di un nuovo sistema gestionale, che pone le agenzie italiane sotto la diretta giurisdizione della stessa, rendendo così l’organizzazione più veloce e più elastica.
Tale nuovo assetto, secondo l’opinione dell’autore, avrebbe inoltre supplito ad alcune carenze riscontrate nello sviluppo del settore incendi e vita, nella rendicontazione dell’attività, nella gestione e nella resa del personale.
Ogni tema trova debita delucidazione in un quadernetto di 224 pagine, organizzato in 16 capitoli suddivisi in 276 paragrafi, scritto di pugno da Francesconi. Una vera e propria rarità conservata dall’Archivio storico di Assicurazione Generali, se si pensa quanto invece sia stato avaro il tempo nel restituire testimonianze autografe di coloro che hanno fatto la storia della compagnia.
Scrittura chiara e ferma, nessun ripensamento, indizio di una personalità forte dell’esperienza maturata sul campo, egli propone un sistema piramidale di riporti e distribuzione delle competenze che si reitera all’interno di un sistema territoriale suddiviso in circondari, riparti e agenzie principali. A capo della struttura la Direzione veneta, sempre in rapporto dialettico con Trieste, che avrebbe continuato a supervisionare l’attività nella penisola.
Il progetto venne presentato alla Direzione centrale nel gennaio 1861, non senza reticenze di quest’ultima, fu poi sottoposto a giudizio di quella veneta. Non è dato sapere quanto dello studio di Francesconi fu recepito, modificato o bocciato. I verbali direzionali, voce dell’organo esecutivo, tacciono, o meglio, fanno intuire che qualcosa è stato adottato. Altre fonti documentarie conservate in Archivio, come regolamenti organici, statuti, circolari, se messe a confronto possono aiutare a far luce sulla questione. D’altronde lo stesso Francesconi ammette che ci potrebbero essere delle resistenze nell’accettare il nuovo sistema, ma confida «nello spirito di corporativismo dei collaboratori della compagnia» per giungere a un compromesso finale.
Maggiori informazioni in S. STENER, Proposta per un nuovo assetto agenziale della compagnia in Italia. Il Progetto di Daniele Francesconi, in Generali nella Storia. Racconti d’Archivio. Ottocento, Venezia, Marsilio, 2016, pp. 168-177.