La ventata rivoluzionaria dei moti che esplosero in Europa nel 1848 investì anche le Generali, fondate nel 1831 col nome di “Assicurazioni Generali Austro-Italiche” cui si accompagnava il simbolo dell’aquila bicipite asburgica, concessa in privilegio dalle autorità di governo fin dal gennaio 1833. Il 28 marzo 1848 la Direzione di Trieste prese in considerazione la necessità di riconsiderare la propria immagine, nonostante fosse politicamente più cauta rispetto alle tensioni filo-italiane degli esponenti veneti della Compagnia. Con notevole pragmatismo si propose un cambiamento della denominazione sociale, per cercare di dare una risposta alle violente contestazioni che si stavano verificando in particolare nella penisola italiana e sfumare l’ormai scomodo collegamento con il dominio asburgico, mal visto dal grande pubblico in quel delicato frangente storico.
Pochi giorni dopo la questione venne sottoposta al Consiglio di amministrazione: il segretario generale Masino Levi informò che «da prima nella Toscana, e poscia nel Regno di Napoli, all’occasione dei sconvolgimenti politici, la popolare effervescenza risguardando l’austriaca Potenza come contraria ai cambiamenti desiderati dalle Popolazioni, cominciò coll’insultare ed abbattere le Insegne della nostra Compagnia portanti la gloriosa aquila imperiale, e poscia progredendo nel riguardare la Compagnia nostra come aderente all’Austriaco Governo nella sua intitolazione di Imp. Reg. Priv. Assicurazioni Generali Austro-Italiche proclamava la crociata contro di essa a modo di paralizzare totalmente le sue operazioni in quei due stati. Lo stesso contegno e con maggior veemenza si spiegò dal pubblico verso di essa in tutte le Città del Lombardo-Veneto […]». Pertanto si stabilì di ridurre il nome della Compagnia togliendo la qualifica “Austro-Italiche”, di chiedere l’approvazione da parte delle autorità di governo e, una volta ottenuto il via libera, di rendere nota la decisione agli azionisti e al pubblico confermando la validità di tutti gli impegni già assunti.
A questi primi fondamentali passi seguirono le approvazioni ufficiali di alcuni stati italiani, prima fra tutte quella del Governo provvisorio della Repubblica Veneta, la più vicina, fisicamente e politicamente, alla Direzione di Venezia, l’anima italiana delle Generali. Con un decreto dell’11 aprile 1848, ovvero soltanto pochi giorni dopo la proclamazione del nuovo governo di Venezia, venne accolta la decisione della Compagnia, ribadendo che la novità non doveva comportare cambiamenti nella sostanza della Società.
Nel testo si nota la firma autografa del presidente Daniele Manin e, accanto, quella di Leone Pincherle. Questi, già segretario della Direzione Veneta delle Generali, era stato nominato ministro dell’Agricoltura e del Commercio del governo della città lagunare. Altri importanti funzionari della Compagnia a Venezia ebbero un ruolo attivo nella breve vita della neonata repubblica, come Daniele Francesconi e Isacco Pesaro Maurogonato.
Giunsero anche le approvazioni del Governo provvisorio della Lombardia e del Regno di Sardegna, quest’ultima emanata dal principe Eugenio Emanuele di Savoia Carignano, luogotenente generale del regno e lontano cugino del re Carlo Alberto, al momento impegnato in quella che passerà alla storia come la prima guerra d’indipendenza italiana. Ultimo atto fu la ratifica a livello statutario della modifica del nome sociale, decisione accolta all’unanimità dagli azionisti nell’assemblea del 31 luglio 1848.
Strettamente connessa al cambio di denominazione fu la scelta di togliere, per tutta l’area italiana, l’aquila bicipite da insegne e polizze, per introdurre sui documenti a partire dal 1860 il leone alato di san Marco, l’antico simbolo della Serenissima preso come segno di indipendenza dal dominio austriaco. Nel resto dei territori dell’impero, invece, il simbolo degli Asburgo fu mantenuto in uso fino alla fine della prima guerra mondiale.
Per ulteriori approfondimenti si veda: M. MARIZZA, Il mutamento di denominazione sociale. Da “Assicurazioni Generali Austro-Italiche” a “Assicurazioni Generali”, in Generali nella Storia. Racconti d’Archivio. Ottocento, Venezia, Marsilio, 2016, pp. 146-149. Sulla storia del simbolo aziendale si rimanda a P. EGIDI, Dall’aquila al leone. L’evoluzione della compagnia, nello spirito e nei simboli, ibid., pp. 35-45.