Nature morte, 1916-1917
Gino Severini (Cortona 1883 – Parigi 1966)
Nature morte
olio su tela
1916-1917
cm 55 X 46,5
Nature morte non è il plurale di natura morta ma la voce in francese. Il dipinto infatti è stato eseguito a Parigi, dopo l’abbandono dell’esperienza futurista. Nell’opera è portato alle estreme conseguenze il principio cubista della riduzione dei piani a profili bidimensionali e della loro sovrapposizione in uno spazio che, perdendo la terza dimensione, ingloba la quarta: il tempo, cioè il tempo di lettura del quadro, scandito dalle forme e dalle cose, in una sorta di concatenamento mentale regolato dai rapporti proporzionali.
Severini nel 1899 da Cortona si trasferisce a Roma, dove l’anno successivo conosce Umberto Boccioni e con lui, negli anni successivi, frequenta lo studio di Giacomo Balla, che lo introduce alla pittura divisionista e postimpressionista. Nel 1906 raggiunge Parigi dove trascorrerà la maggior parte della sua vita.
Nel 1910 firma con Boccioni, Balla e Carrà il Manifesto dei futuristi, redatto in collaborazione con Marinetti, e si impegna nelle prime mostre personali.
Nel 1916 abbandona la ricerca futurista eseguendo opere figurative che introducono al clima del “ritorno all’ordine”. Il tentativo di dare un fondamento scientifico alla pittura, attraverso la definizione dell’immagine su basi geometrico-matematiche, porterà Gino Severini al recupero della proporzione e della plasticità classica. Il percorso dal cubismo al classicismo annulla il contrasto tra astrazione e figuratività, e il dipinto esposto mostra il pittore a metà, idealmente, del percorso.
A partire dagli anni venti, Severini si dedica anche alla pittura parietale prima di edifici sacri, poi, a partire degli anni trenta, di edifici pubblici.
Tra il 1935 e il 1946 vive in Italia e a partire dalla fine degli anni quaranta torna a ricerche di stampo cubofuturista, realizzando anche composizioni decisamente astratte.