Marché des femmes et des pots, 1929

Massimo Campigli (Berlino 1895 – Saint-Tropez 1971
Marché des femmes et des pots
olio su tela
1929
cm 220 x 160

Massimo Campigli, pseudonimo di Max Ihlenfeld, nel 1909 si trasferisce a Milano dove nel 1914 viene assunto al «Corriere della Sera» e si avvicina alla corrente futurista conoscendo Umberto Boccioni e Carlo Carrà. Nel 1919 si reca a Parigi, dove lavora per nove anni come corrispondente del quotidiano milanese e nel frattempo inizia a dipingere.

La sua prima personale si tiene nel 1923 alla Galleria Bragaglia di Roma.

Nel 1927 Massimo Campigli, che ormai può vivere delle sue opere, lascia l’incarico al «Corriere della Sera» per dedicarsi interamente alla pittura: espone a Parigi, Zurigo, Dresda, Amburgo e Amsterdam. Forma con Giorgio de Chirico, Mario Tozzi, Gino Severini, Filippo de Pisis, Renato Paresce e Alberto Savinio il gruppo denominato “I sette di Parigi” detto anche “Italiens de Paris”, sodalizio durato fino al 1932.

Nel 1928 fa un viaggio in Italia e rimane affascinato dall’arte etrusca. Impressionato dagli affreschi antichi, il pittore modifica il suo modo di dipingere, avvicinando la sua tecnica pittorica all’affresco, utilizzando pochi colori e geometrizzando figure e oggetti. Il cammino artistico di Campigli lo porta a ripudiare le precedenti esperienze pittoriche, che lui stesso definirà “tentativi contraddittori”, fino a ridipingere le sue vecchie tele.

Nel 1929 Campigli espone alla Galleria Jeanne Boucher, intorno alla quale gravitano gli artisti più impegnati dell’epoca, che ne decreta la sua fortuna internazionale e il suo successo.

In questa occasione espone anche Marché de femmes et de pots. La donna che tiene un cane al guinzaglio ha la stessa geometrica elasticità ed eleganza dei vasi che l’affiancano nello scomparto contiguo: vi è una ricerca di naturalezza che fa vivere, entro le loro stilizzazioni mai rigide, le figure tradotte dal codice etrusco. Il ruolo della donna con cane è quella di “carceriera”: nell’immaginazione del pittore, che vedeva le piccole sculture come prigioniere nelle loro teche, le figure che l’attorniano, chiuse nei loro scomparti, sono come imprigionate, “schiave”. Infatti, Mercato di schiave è un altro dei titoli attribuiti da Campigli al suo dipinto.

Negli anni successivi continua a produrre e a esporre senza sosta nelle maggiori città del mondo.

Durante gli anni trenta torna a stabilirsi a Milano, dove nel 1933, con de Chirico, Achille Funi e Mario Sironi, esegue pitture murali, ora distrutte, per il palazzo dell’Arte: è questo il primo dei suoi molti progetti di murali.

Attivo anche nel campo della grafica, illustra numerosi libri, tra i quali Il Milione di Marco Polo.

Scrive inoltre vari testi di genere critico-autobiografico.

Instancabile giramondo, nel 1958 Campigli viene nominato “Commendatore al Merito della Repubblica”. Seguiranno diverse personali a Venezia, Monaco di Baviera, Melbourne, Sydney e a Parigi.

Già da tempo accademico della Reale Accademia del Belgio, gli viene conferita a Roma nel 1965 la nomina di “Accademico di san Luca”. Il successo è ormai cosa acquisita, espone in tutto il mondo e le sue opere sono presentate nelle principali rassegne internazionali.