La sposa, 1926
Antonio Donghi
(Roma 1897 – 1963)
La sposa
olio su tela
1926
cm 111 x 65 (122 x 75 con cornice)
La pittura di Donghi vive nella realtà e nelle forme, tornite e plastiche, immerse in un poetico silenzio.
Nei suoi quadri, come nella Sposa, uno dei capolavori dell’artista, una linea continua ritaglia senza spigoli le forme levigate, dando vita alle ampie campiture di colore: la fissità della posa, l’inespressività, lo splendore del colore, fanno pensare a una figura messa sotto una campana di vetro.
Antonio Donghi si diploma presso il Regio Istituto di Belle Arti di Roma nel 1916.
Esordisce nei primi anni venti con le sue prime personali a Roma e a Milano e ben presto è considerato come un significativo esponente della tendenza del Realismo magico.
Nonostante il carattere riservato, la sua pittura assume una valenza sempre più internazionale: espone negli Stati Uniti e in Francia, altre mostre seguono in Svizzera e Germania.
Nel 1929 partecipa alla Seconda mostra del Novecento Italiano alla Permanente di Milano attirando l’attenzione e l’apprezzamento del noto storico d’arte Roberto Longhi. Negli anni trenta si dedica anche alla pittura di paesaggio in piccole dimensioni, viaggiando nelle regioni del Centro Italia. Questi sono per Donghi anni di intenso lavoro e successo in Italia e oltreoceano: le sue opere entrano a far parte sia di collezioni pubbliche sia private.
Nel 1936 riceve l’incarico di figura alla Regia Accademia di Belle arti e liceo artistico di Roma. Ai suoi temi consueti di saltimbanchi, ballerine e personaggi, aggiunge in questo periodo il tema del paesaggio (che diventa tema predominante della sua pittura soprattutto nel dopoguerra), studiato grazie ai suoi frequenti viaggi nel bel paese.
Nel 1941 l’Accademia d’Italia gli conferisce un premio per la sua attività di artista.