A spasso per Roma. Vagabondaggio secondo.
06 Settembre 2024
Sono note le vicende internazionali che portarono, nel 1951, al trasferimento nella città eterna, dalla lontana Washington, della sede permanente della Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite (FAO). È altresì noto come, dopo diversi sopralluoghi, la scelta per la nuova sede dell’Headquarters della FAO ricadesse su una delle zone più belle dell’Urbe: l’Aventino. Il governo italiano, consapevole dell’importanza dell’evento per il rinnovato spessore internazionale dell’Italia – Italia ancora parzialmente in ricostruzione dopo la fine della guerra – offrì la sede di quello che secondo la volontà mussoliniana sarebbe dovuto essere il ministero dell’Africa italiana, rimasto interrotto in fase di rustico durante il secondo conflitto mondiale.
Quello che è meno noto è che il governo italiano incaricò l’Istituto nazionale delle assicurazioni (INA) e l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) di provvedere all’acquisto di edifici limitrofi, o comunque facilmente raggiungibili, per rispondere al fabbisogno di alloggi per i funzionari della FAO. Questo compito, svolto dai due enti pubblici italiani, venne ricordato e celebrato nell’opuscolo stampato nel 1951 dal Comitato nazionale italiano della FAO contenente la «Relazione sul trasferimento in Italia della sede permanente della FAO». L’INA acquistò, allo scopo, tre edifici tuttora esistenti: uno in via di Villa Chigi (oggi via Nicolò Piccinni), uno in via Marco Polo e uno in via Vescia.
Questa operazione ha prodotto nelle carte dell’INA, nel Fondo storico immobiliare (già Archivio generale immobiliare), nella sua sezione relativa alle perizie, un discreto numero di pratiche inerenti a offerte anche di diversi altri immobili da parte di imprese di costruzioni, corredate da disegni architettonici (piante, sezioni e prospetti), relazioni descrittive e perizie di stima, belle fotografie ed altro materiale di notevole interesse, documentazione che ci permette un nuovo piccolo vagabondaggio documentale nella Roma del 1950, questa volta ristretto alla zona dell’Aventino.
Nel fascicolo relativo all’offerta dell’impresa Eugenio Miccone è presente una planimetria d’insieme che permette subito di orientarsi, anche se i nomi delle vie sono ancora tra passato e presente: viale Cristoforo Colombo è ancora la via Imperiale, mentre il piazzale antistante la stazione Ostiense è già piazzale del Partigiano (poi piazzale dei Partigiani).
L’impresa Canziani offriva un edificio nella vicinanze della futura FAO, in via Oddone di Cluny: la brochure informativa, nel suo interno abbellito da una prospettiva e una pianta di piano generico, racconta tutto sulle caratteristiche generali dell’erigendo edificio, dalla facciata in travertino agli apparecchi sanitari di primissima scelta.
Variazioni di toponomastica anche nell’offerta della società Alberto Cecchini, il cui edificio, doveva essere eretto all’angolo tra via del Circo Massimo e viale Africa, precedente denominazione di viale Aventino. La riproduzione fotografica della prospettiva del progetto degli architetti Amedeo Luccichenti e Vincenzo Monaco – l’edificio è ancora isolato senza l’immobile di destra, evidentemente costruito in un momento successivo – è un quadretto in cui, nel silenzio fotografico, viaggia un tram, sfreccia una supercar e camminano i romani o forse i turisti.
L’immobile proposto invece dall’Impresa Curti era dislocato proprio sul viale Aventino a soli «25 minuti di elettrotreno dal mare di Ostia»; il viale dedicato ad uno dei setti colli di Roma (il mons Aventinus), nella descrizione di massima dell’edificio, viene dipinto così, quasi in movimento: «Il viale Aventino è largo m. 50 a doppia partita carrabile, adornato di platani secolari, è percorso in sede propria centrale da circa 10 linee tra circolari, radiali, periferiche, autobus e celeri che lo collegano con le più differenti località sia centrali che eccentriche di Roma.»
La società CGR (Cappelli-Giordani-Ruggieri) offriva un villino in costruzione a largo Chiarini, praticamente dietro le terme di Caracalla, «una palazzina di tipo signorile […] che sorge in una zona molto quotata nel campo edile di Roma» e che sia signorile lo attesa il sobrio prospetto in scala 1:100, inviato in visione.
Resta infine solo da dire che con queste carte e con quelle relative agli immobili dell’INA in zona, l’Archivio Storico INA Assitalia può certamente dare il proprio piccolo ma prezioso contributo alla ricostruzione della storia di questa magnifica zona di Roma.